Leo Junior, uno dei giocatori granata più amati della storia del Toro, è di nuovo a Torino, in occasione della mostra temporanea (che sarà inaugurata sabato 16 maggio) a lui dedicata e allestita dal Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata.
Cominciata la conferenza stampa dell’ex granata: “Ringrazio il Museo per avermi dato la possibilità di tornare a Torino. Io qua torno sempre volentieri. Ho vissuto tre anni stupendi qui ed è qui che è nata mia figlia”. Queste le prime parole del brasiliano.
“Sono passati trent’anni, eppure l’amore dei tifosi è rimasto lo stesso di allora. Noto con dispiacere, però, che oggi si punta poco sui giovani, ed è il rapporto con le giovanili ad essere cambiato”.
Da un brasiliano ad un altro: “Bruno Peres? Col Santos ha fatto un grande campionato, era una grande promessa di quella squadra, nel derby ha fatto un gol che avrei voluto fare io”.
Ancora sul presente del Toro: “Ho visto tante partite del Toro quest’anno e quello che mi ha fatto piacere è stato vedere un attaccamento alla maglia molto simile a quello che c’era ai miei tempi. Ho visto anche le partite di Europa League, compresa quella con lo Zenit. Mi è dispiaciuto per il rosso a Benassi, soprattutto per il giocatore, che è molto giovane”.
Junior svela poi un retroscena: “Qualche anno fa provai a consigliare al Toro qualche giocatore: feci il nome di Kakà e Gilberto Silva quando entrambi avevano 17-18 anni ma non mi fu dato ascolto. Da quando ho smesso di giocare non ho più avuto modo di collaborare col Toro”.
“Sono arrivato al Toro all’età di trent’anni, e un giornalista allora mi chiese cosa venissi a fare a quell’età al Toro. Io chiesi di rifarmi quella domanda tre mesi dopo. E tre mesi dopo eravamo secondi in classifica”.
Nonostante siano passati trent’anni, Junior è ancora nel cuore dei tifosi. Perché? “Perché in quegli anni ho dato tutto, ho fatto il mio dovere, abbiamo dato tante soddisfazioni ai tifosi”.
E a chi gli fa i complimenti per il perfetto italiano Junior risponde: “In Brasile ci sono tanti italiani e ho tanti amici italiani in generale. Se ho dimenticato il piemontese? Schersoma nen!”
Poi un consiglio alla società granata: “Il Toro deve ritrovare la mentalità che aveva negli anni ’80. Deve pensare a formare giocatori giovani per la Prima squadra, non a vendere quelli che ha. Un po’ quello che sta facendo il Flamengo negli ultimi. Io, Zico e molti altri siamo usciti dalle giovanili. Lo slogan era “I fuoriclasse li facciamo in casa” e adesso stanno ritrovando quella abitudine”.
“Il Filadelfia? Quello stadio è l’anima del Torino, c’è dentro tutta la sua storia. Allora il contatto con i tifosi del Toro era molto stretto, in tutti i sensi. Ti criticavano ma ti davano anche delle dritte”.
“Andrò alla Sisport e incontrerò la squadra di Ventura”. Poi una battuta: “Spero che almeno i giocatori brasiliani mi conoscano”.